Uscire dagli schemi, ovvero prendersi le proprie responsabilità

Domenica verrà chiesto ai cittadini di Terzo (e a quelli di Aquileia) di esprimere una propria idea di futuro e di visione del territorio. Nulla di complicato in effetti, se si pensa che tutto il dibattere e la varietà di posizioni che si possono prendere sul tema e sulle sue varianti, vengono poi ridotte ad una semplice opzione: o Sì, o No. Senza vie di mezzo e sfumature. Il ché però limita di molto la presunta fantasia dell’elettore, che non può così, suo malgrado, spiegare la propria visione del mondo ma solamente rispondere ad una domanda fin troppo riduttiva: «Volete che sia istituito il nuovo Comune denominato “Aquileia” mediante la fusione dei Comuni di Aquileia e Terzo di Aquileia, con capoluogo in Terzo di Aquileia?».

Così è, purtroppo, ma la Democrazia c’ha le sue regole e i suoi riti, e vanno rispettati. Come vanno rispettati i risultati che con essa si esprime.

Le parole però sono importanti, e rischiano di condizionare il pensiero di chi le usa e di chi le ascolta. Allora, fosse stato per me, il quesito da porre sarebbe stato più o meno così: Vorresti passare da un sistema in cui due Comuni spendono il 45% delle proprie risorse solamente per restare in piedi (gestione quotidiana) ad uno con un Comune appena un po’ più grande, che rispetti la dignità e l’identità dei propri cittadini, spendendo però solamente il 35% delle proprie risorse per gestirsi? *

*(Sono calcoli dell’Università di Udine, non miei)

E dunque il 10% in meno, che su un bilancio annuale di un paio di milioni di euro fa più di 200.000€ all’anno di spesa corrente che può essere utilizzata per migliorare i servizi e fare investimenti e che invece attualmente viene buttata per “sopravvivere”. Banalmente.

A parlare solamente di soldi e numeri sembra essere dei freddi ragionieri, senza anima e spirito, ma sono innanzitutto un amministratore locale, e ho la delega e la responsabilità di gestire – per un dato e limitato periodo di tempo – il bene pubblico (che è una fetta di Paese) nella maniera più onesta, etica e sostenibile possibile.

E allora a ragionare in termini di sostenibilità ci è utile anche per parlare di Identità e di Autonomia, di futuro, di gestione del territorio.

L’Identità di un Comune è data dalla storia di un territorio e dalle singole storie personali di ognuna delle persone che abitano quel territorio, dalle relazioni tra di essi, dal rapporto con i nuovi arrivati e dalla capacità di mantenere e tramandare ai nuovi le abitudini e le tradizioni. (Detto tra di noi, chi in vita sua non si è mai presentato alla Cerimonia del 28 aprile a San Martino di Terzo non ha il diritto di parlare dell’ ‘identità’ di Terzo di Aquileia, ad esempio). Ma l’identità è data anche dai servizi che il Comune eroga alla propria comunità. Senza servizi la comunità non è più attrattiva, si chiude, perde i propri giovani e non accoglie i nuovi, e a lungo andare muore – e con sé la sua identità. E i servizi sono servizi economici (la mensa e il trasporto scolastico, la pulizia delle strade e dei parchi, gli investimenti nelle strutture sportive), che hanno dei costi e devono, soprattutto, poter essere sostenibili. Non essere più in grado di erogarli significa condannare a morte la propria comunità. Non oggi, non domani, ma molto più presto di quanto possiate immaginare.

L’Autonomia, invece, è il grado di libertà di decisione che ognuno di noi ha, date le risorse e gli strumenti che ha a disposizione. Un Sindaco che non ha risorse e strumenti per agire non ha autonomia, ma solo rappresentanza. La maggior parte delle azioni che un amministratore di un piccolo comune può compiere sono prese d’atto di scelte prese altrove. Forse questa cosa sembra poco credibile e può essere capita solo da chi fa l’amministratore oggi, dal 2008 in poi. Se non lo si è mai fatto (o, ancora peggio, lo si è fatto negli anni ’90) dubito si possa comprendere, a meno di un atto di fiducia verso chi lo sta raccontando. L’alternativa è provare. E dunque l’autonomia di cui tanti parlano già oggi non esiste, e solamente cercando a dare sostenibilità a un’ente che si riesce a renderlo autonomo.

Il dibattito ora può essere su quali dimensioni, perché è di numeri di cui in fondo si parla, un Comune deve avere per poter garantire l’Identità e l’Autonomia di una comunità (qui ad esempio un’interessantissima e corretta opinione di un amministratore di un comune toscano di più di 8.000 abitanti, più del doppio di Terzo di Aquileia – tipo San Giorgio di Nogaro, per intenderci, che è molto più sostenibile di noi – e dunque autonomo – per risorse e numero di dipendenti); se ha senso ripensare a se stessi e cedere ad un po’ del proprio egoismo, per il bene proprio e delle generazioni future. A quanti abitanti e quante risorse un Comune è sostenibile senza aver la necessità di dar fuori i propri servizi (e dunque farli gestire da altri)?

L’alternativa sta tutta qui, e sulla capacità di poter rispondere ad una questione del genere. Rimanere fermi così come si è oggi non vale, perché se non ci fossero stati problemi a nessuno di noi sarebbe mai venuto in mente di provare a fare una cosa simile.

Una cosa che va a sbattere contro le abitudini di ognuno di noi, perché richiede uno sforzo cognitivo maggiore provare a ripensare al proprio Comune, ai suoi confini, ai suoi riti e alle sue tradizioni, che in fondo significa un po’ ripensare a sé stessi.

Ma quando ci si pone davanti ad un problema che non è di immediata risoluzione non si può pensare di risolverlo con le categorie di pensiero a cui si è sempre stati abituati fino a un attimo prima. Per risolvere le cose difficili bisogna uscire dagli schemi, ampliare lo sguardo e cercare soluzioni nuove. Come il provare a coprire tutti i nove punti di questo quadrato con quattro segmenti di linea senza mai staccare la penna dal foglio. Uscite dagli schemi.

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Ora con queste poche righe non ho di certo l’intenzione, né la capacità, di convincere nessuno. Anche perché a questo punto sarete già tutti convinti. L’ho scritto solamente per me, per mia futura memoria, e per la memoria della prossima giunta e dei prossimi amministratori (quelli del 2019, molto probabilmente quei luminari e rivoluzionari del Comitato del NO, a furor di popolo) che avranno l’ingrato compito di alzare tasse e tariffe (quelle scolastiche, ad esempio – ad oggi – le più basse di tutto il territorio circostante), e rivedere al ribasso i contributi alle associazioni (ad esempio i 19.000€ che ogni anno vengono dati al calcio) per mantenere in equilibrio e in funzione l’Ente, cercando di migliorare i servizi, perché le necessità e le aspettative dei cittadini aumentano di anno in anno, e in mancanza di risorse bisogna fare maggior selezione. E dovrà inoltre spiegare ai cittadini perché sempre più funzioni saranno spostate a Cervignano, nell’ottica di una gestione associata dei servizi (come ad esempio i vigili, e i tributi, da parecchi anni).

Ma questa è la seconda parte di gara, quella che non giochiamo oggi.

In definitiva,

Sono stati mesi lunghi e difficili, ci siamo impegnati molto e siamo, tutti, parecchio stanchi. Mesi in cui abbiamo provato a spiegare un’idea di territorio diversa e a raccontare la necessità di una maggiore efficienza amministrativa. Abbiamo avuto il coraggio di farlo, in un periodo in cui sembra davvero impossibile riuscire a cambiare veramente le cose.

Ora sta a voi decidere. Fatelo bene, prendendovi le vostre responsabilità.

 

 


Un’opportunità, un investimento civico, un esercizio di democrazia

Questa sera il Consiglio comunale di Terzo di Aquileia ha approvato a maggioranza la delibera per dare il via libera al progetto di fusione. Non abbiamo detto sì a priori alla fusione, abbiamo permesso l’approfondimento del tema che verrà poi valutato dai cittadini. Qui trovate le dichiarazioni di voto depositate, di seguito invece pubblico la mia, se vi va di leggerla. 

Si tratta di un’opportunità di crescita, se sapremo coglierla.

Gentile Sindaco, colleghi Assessori, componenti del Consiglio comunale

Quella che ci apprestiamo ad approvare questa sera è, senza troppi giri di parole, una grande opportunità per la nostra comunità. Non mi riferisco solamente alla fusione di per sé, sulla quale tornerò, ma su cui avremo modo di confrontarci nei mesi a venire, approfondendone rischi e benefici.

La grande opportunità che ci apprestiamo ad affrontare, invece, sta nell’occasione di confronto che stiamo costruendo. I prossimi dodici mesi ci daranno la possibilità di riflettere sulla nostra identità, su cosa significhi, sulle nostre aspettative e le nostre ambizioni, su quali sono gli insegnamenti che i nostri anziani sapranno darci, o che ci hanno dato, e quali invece le visioni e le necessità delle nuove generazioni.
Quello di questa sera è solamente il primo passo, quello che darà il via al processo partecipativo, al coinvolgimento della popolazione, agli approfondimenti sulle strutture amministrative e dei bilanci comunali, necessari per poter decidere con consapevolezza e in autonomia al momento del voto referendario. Il tema, lo sappiamo, è assolutamente delicato e va affrontato con la massima cura e serietà, in maniera laica e soprattutto non ideologica. Ed è ciò che ci promettiamo di fare.

La crescita di una comunità passa anche attraverso questi momenti di riflessione, e sarebbe folle non approfittarne, o voltarsi a priori dall’altra parte, indipendentemente da quello che sarà il risultato finale del referendum. Le risorse che verranno stanziate non saranno “gli ennesimi soldi pubblici buttati al vento che potevano essere usati in altro modo” come già si comincia a sentire. Vanno visti invece come un investimento civico, verso i cittadini e la comunità intera, e investire sulle intelligenze e sul senso civico delle persone è ciò di cui, ora come ora, abbiamo maggiormente bisogno. Dobbiamo tornare a parlarci, ad occupare le piazze e le sedi di partito, a discutere, ad arrabbiarci, ad occuparci della cosa pubblica, come la nostra comunità, le nostre comunità, e il nostro territorio erano abituati a fare, qualche decennio fa. 

Marianella Sclavi, una delle maggiori teoriche della democrazia deliberativa in Italia, parla di quattro livelli di inclusività della democrazia. Il primo, quello che stiamo svolgendo noi in questo momento è il livello zero: ossia basato sui principi del diritto di parola, di contraddittorio e del voto a maggioranza. Questo livello, ovviamente, non può bastare per affrontare temi così delicati e complessi. A questo vanno ad aggiungersi i livelli successivi: il primo comprende l’ascolto e la consultazione, il secondo crea le condizioni per un apprendimento reciproco e collettivo; il terzo riguarda la stabilizzazione e diffusione di questi nuovi approcci, il loro entrare a far parte della “quotidiana amministrazione” della vita pubblica e della convivenza. Permette una crescita non solo per i cittadini ma anche per gli amministratori, i futuri tali, e per la struttura amministrativa.

E’ sbagliato dire che i gruppi di maggioranza dei due comuni hanno deciso di fondersi e stanno andando avanti per la propria strada. Non è solamente questo, e soprattutto non può bastare. Quello che i due Sindaci, supportati dalle rispettive maggioranze stanno proponendo, è un progetto per la crescita delle comunità, e spero che questo possa avere il sostegno di tutti i rappresentanti seduti in questo Consiglio comunale.

Se saremo in grado di cogliere questa sfida potremmo vivere i prossimi mesi come una grande festa di democrazia. Se dobbiamo utilizzare slogan banali o fomentare le paure dei cittadini allora sarà l’ennesima occasione persa. 

Sul motivo del perché è giusto fondere le strutture amministrative di due enti che arrivano chi di poco sopra, chi di poco sotto ai 3.000 abitanti, sulle maggiori capacità di spesa e di investimento (cosa di cui abbiamo assoluta necessità), sulla riduzione dei costi e su una migliore gestione dei servizi, senza per questo rinunciare alla propria identità, non voglio soffermarmi. E’ un tema che affronteranno sicuramente altri, e su cui avremo modo di discutere.

Posso però dire con certezza che chi ha governato negli ultimi anni si è reso conto delle difficoltà che ci sono oggi ad amministrare un piccolo comune. Mi rendo conto anche che è una cosa difficile da capire per chi era abituato ad altre epoche politiche. Governare è difficile. Lo è sempre stato. Ma governare in tempi di crisi lo è ancora di più. E solo chi ha a cuore la propria comunità pensa a riformare le cose, a dargli una nuova forma, è in grado di immaginare il territorio da qui ai prossimi trent’anni, di pianificare seriamente il futuro. Chi si oppone a priori pensa solamente a se stesso. Chi pensa solo all’oggi, o alla prossima scadenza elettorale, non fa nemmeno quello.

Al corso di psicologia all’università mi hanno insegnato che c’è un unico modo per coprire 9 punti su un foglio bianco con solamente quattro linee a disposizione. E a pensarci bene è anche un’ottima metafora sui tanti problemi che ci sono ogni giorno sul banco e le risorse limitate che si ha per affrontarli. Se non avete mai provato, fatelo. Bisogna uscire dagli schemi mentali che ognuno di noi si è creato per interpretare la realtà, è necessario cambiare paradigma, punti di vista se vogliamo risolvere i nuovi problemi. Non è difficile, basta abituarsi a farlo. Ripensare a se stessi e alla propria identità, ripensare alla struttura amministrativa a cui si è abituati, ripensare al territorio in cui si vive e al proprio posto nel mondo è una sfida per il futuro, una sfida che dobbiamo essere in grado di cogliere. E sarà soprattutto una battaglia contro i pregiudizi.

Ai nostri cittadini vorrei personalmente poter dare questa opportunità. 

Buon lavoro a tutti.


E se costruissimo una città?

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E’ da un po’ di tempo che ci penso, se sia il caso o meno di scrivere questo pezzo. Ma credo sia giunto il momento, perché a pensare troppo si rischia di dimenticarsi del motivo per cui si è cominciato a farlo. E quel motivo, e quel tempo, non possiamo più permetterci di perderlo. E poi, a dirla tutta, per fare un po’ di politica, perché è quello che stiamo cercando di fare, in fin dei conti.

Una città, dicevo. Si, una di quelle di piccole dimensioni, da 25/30 mila abitanti, che è ciò che poi già siamo, senza esagerare. Chi sa da dove vengo probabilmente ha già capito di cosa stia parlando, probabilmente se l’è già immaginata, o forse no. Ma il concetto è semplice. Viviamo in un territorio – quello che ruota attorno a Cervignano – omogeneo e compatto, geograficamente e culturalmente, composto da paesi di dimensioni più o meno simile, e tutti chiaramente piccoli, troppo piccoli.

Si fa un gran discutere delle dimensioni ideali per gestire un territorio, per garantire servizi adeguati, per poter sviluppare politiche e progetti, per poter vivere, sostanzialmente. E i Comuni attuali, per come sono pensati, ovvero per come sono stati pensati mezzo secolo fa, non sono più adeguati a rispondere alle richieste e alle aspettative del tempo in cui stiamo vivendo. Del resto chiunque abiti in uno dei piccoli comuni disposti attorno a Cervignano, nella cosiddetta Bassa friulana orientale, vive già, e già da anni, in maniera sovra-comunale: i figli vanno a scuola in un Comune, la palestra o l’attività sportiva si fa in un altro, il dottore è nell’altro ancora, e la propria abitazione è in uno ancora diverso, e così via. Siamo abituati a ragionare al di sopra dei singoli confini amministrativi dei Comuni per ogni nostra attività quotidiana, ma non ci siamo mai posti il problema di una gestione coerente e comune del territorio che calpestiamo ogni giorno. Davvero è così difficile? E’ impensabile?

E’ una proposta che qualcuno ha già avuto modo di ascoltare, ormai più di un anno fa, e che mi piacerebbe arrivasse a più persone. Per discuterne, per criticarla, per farne emergere i lati deboli. Per creare un po’ di entusiasmo.

Certo, è una cosa complicata, si vanno a toccare interessi particolari, a modificare troppe abitudini. Perché creare un comune unico che comprenda i sette comuni che da oltre dieci anni, ormai, fanno parte della Associazione Intercomunale del Cervignanese, nello specifico Cervignano, Aquileia, Terzo di Aquileia, Fiumicello, Ruda, Campolongo-Tapogliano e Villa Vicentina, è un cambio totale di paradigma, un cambio nel modo in cui intendiamo lo spazio dove si svolgono le nostre vite. In cui lo percepiamo, non come lo viviamo.

In totale si raggiungerebbero i 30 mila abitanti, più o meno; come una piccola cittadina, diffusa, rurale, e sarebbe una dimensione adeguata per poter gestire in maniera coerente lo sviluppo economico e sociale, per proporre progetti ambiziosi, per fornire servizi adeguati. Qual è, in fin dei conti, il compito della politica se non quello di cambiare, ridisegnare, costruire un territorio, fornire proposte, nuove soluzioni a problemi vecchi, proporre idee innovative (?) e tracciare la strada da seguire? Offrire una visione, uno scenario da costruire assieme.

Da due anni, ormai, ho l’opportunità di servire la mia comunità, e vedo, in maniera sempre più palese, che le cose così come stanno non possono funzionare. Sarà sicuramente anche incapacità mia, e di altri, ma un Comune funziona, e da’ risposte, e da’ servizi, se la parte amministrativa funziona bene, non solamente quella politica. E un ente con meno di tremila abitanti, con risorse e personale limitato, non è in grado di assolvere a quel compito, e a tutti quei compiti a cui deve dar conto, ora. Forse era in grado di farlo vent’anni fa (ma ho i miei dubbi), forse lo potrà fare in futuro, se ci riempiranno di soldi e personale (e ho nuovamente alcuni dubbi), di certo non ora, nella situazione in cui ci troviamo.

Nello specifico, pensare ad un trasporto pubblico efficiente, metter mano alle scuole, sistemare gli impianti sportivi (che sono alcune delle cose di cui dovrei, e mi piacerebbe, potermi occupare) sono tutte cose che un comune come il mio, per quanto i conti siano in ordine e il bilancio sano (fin troppo!) oggi come oggi non è più in grado di fare. E lo dico in maniera lucida, non rassegnata.

Compito nostro allora è ripensare alla struttura, riformare ciò che non va. E i comuni, così come stanno ora non funzionano più. C’è bisogno di coraggio, ma è questione anche di fiducia, di condivisione, di partecipazione.

Una città da 30 mila abitanti è una cosa che non può nascere in vitro, nel “segreto” dei Consigli comunali. Deve essere volontà e convinzione da parte di tutti, o almeno della maggioranza di quei tutti.

La riforma degli Enti Locali, che con mille difficoltà sta andando avanti, da’ una serie di risposte a tutto questo. Bene le UTI, a livello di servizi e pianificazione territoriale, ma andiamo avanti anche sulle fusioni. Lo stanno facendo altrove, noi guardiamo ancora alle punte dei campanili.

E’ chiaro che una cosa così non la si farà domani, e spero di non aver spaventato nessuno.

Però mi piacerebbe poter cominciare a tracciare una strada che vada in quella direzione. E ad esempio proporre una fusione tra i comuni di Terzo e di Aquileia non mi pare una cosa irraggiungibile. Si potrebbe fare entro la conclusione di questo mandato elettorale (2019). Che facciamo, ne parliamo? Io sono qui, scrivetemi pure (continfrancesco@gmail.com).

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Alcune cose (belle) che non leggerete mai. Sul Messaggero Veneto

Ovvero: niente scandali, o violenza, o gente morta, o veli a scuola, o bambini di colore, o scippi nel metrò di Parigi. Tutte cose che hanno avuto più spazio di ciò che segue.

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Sarò veloce, passerò via breve. Solo che ci tengo a far sapere ad un pubblico un po’ più ampio di me stesso che cosa stiamo facendo nella Scuola di Terzo di Aquileia. E lo farò per punti, in modo da non annoiare nessuno, solo informazioni.

– il 13 marzo scorso, in occasione del P-greco Day, abbiamo (e dico abbiamo perché c’è lo zampino dei due Assessori under 30) organizzato a Scuola la prima Festa della Matematica.

– E’ mancato circa un anno fa un grande insegnante, una figura storica del tempo pieno a Terzo di Aquileia, il Maestro Piero Buosi che dal 1972 al 2004 ha dedicato tutto sé stesso ai bambini e alla scuola del nostro paese. La gara di matematica è stata pensata anche per lui, in suo ricordo.

– Oggi, venerdì 27 marzo, alle 11.30 a Scuola premieremo i bambini, divisi in gruppi e per età, vincitori della gara e ricorderemo il Maestro Buosi.

– La scuola sarà aperta ai genitori, per vedere i risultati dei giochi e i cartelloni preparati dai bambini, dalle 16.30 alle 17 dei giorni 27, 30, 31 marzo e 1 aprile, al termine delle lezioni.

– Comincerà lunedì 30 un corso di coding e programmazione per i bambini delle classi 3, 4 e 5. Voluto dal Comune, completamente gratuito e libero, con il prezioso supporto di alcuni volenterosi (e volontari) genitori e insegnanti della scuola. (Non fa notizia, ma dovrebbe farla).

– Al termine del corso organizzeremo un Coderdojo, probabilmente il 23 maggio. Che cos’è un Coderdojo?

– Ci tenevo a far sapere che la scuola, la nostra scuola, è aperta. Al mondo e alle associazioni. L’Auser ad esempio ha cominciato e terminerà la settimana prossima il secondo corso di informatica per over 65, visto il grande successo riscontrato durante il primo, e altri e nuovi progetti sono in cantiere per coinvolgere gli anziani e le nuove generazioni. Ma di questo ne parleremo la prossima volta.

– Ah si, ci sarebbe anche un mio virgolettato su quanto sia fondamentale far capire ai ragazzi l’importanza della logica e della programmazione per i loro futuri lavori, anche se non saranno ingegneri o programmatori. Ma questo non pretendo faccia notizia.

Tutto qui, sette semplici informazioni – senza scalpore – condensate in un comunicato stampa che allego qui sotto e che mai vedrà pubblicazione (se non nel piccolo riquadro cerchiato in rosso qui sopra). Sarebbe stato bello condividere queste cose, almeno in parte, con i miei concittadini e con voi, visto che poi tutti dicono che le cose si fanno ma non si riesce mai a farle sapere. Ecco, forse è il caso che vada a farmi derubare in qualche mezzo pubblico di qualche grande città.

 

L’ARTICOLO ORIGINALE.

Si svolgeranno venerdì 27 marzo alle 11.30, con la presenza degli Amministratori e della Dirigente scolastica, le premiazioni della “Festa della Matematica” organizzata il 13 marzo scorso nella scuola primaria di Terzo di Aquileia, in occasione della “Giornata mondiale della matematica – Pi greco Day” (14 marzo). La manifestazione, che ha visto coinvolti tutti i bambini delle dieci classi in una serie di gare a squadre con giochi di logica, organizzata con il duplice obiettivo di incoraggiare bambini e ragazzi allo studio della matematica attraverso esperienze motivanti e divertenti, ha rappresentato anche un’occasione per un ricordo e un omaggio al compianto Maestro Pierluigi Buosi, scomparso lo scorso anno, storico insegnante di matematica a Terzo di Aquileia, dall’origine della scuola a tempo pieno, nel 1972/73, per 32 anni fino al 2004, anno in cui è andato in pensione. L’iniziativa, nata e sviluppata dalla Maestra Miriam Pravisani, moglie del maestro e anch’essa insegnante alla scuola di Terzo, e dai due giovani Assessori comunali all’istruzione e alla cultura, Francesco Contin e Giulia Bidut, si concluderà con la mostra dei lavori svolti dai ragazzi, aperta ai genitori dalle 16.30 alle 17 dei giorni 27, 30, 31 marzo e 1 aprile.

Comincerà invece il 30 marzo un corso dedicato ai bambini delle classi terze, quarte e quinte, organizzato dal Comune con l’aiuto di alcuni genitori e insegnanti volontari sulla logica e il pensiero computazionale, in cui verranno insegnate le regole base dell’utilizzo del computer e i principi del coding e della programmazione, al termine del quale verrà organizzato un Coderdojo, un incontro aperto e gratuito in cui bambini e ragazzi di età compresa tra i 7 e 14 anni imparano a programmare, sviluppare siti web, app e giochi, divertendosi (info su www.coderdojofvg.it). Francesco Contin, assessore all’istruzione e innovazione, e Digital Champion locale spiega: «E’ fondamentale far capire ai nostri ragazzi l’importanza della logica e della programmazione, soprattutto in un Mondo che sta correndo velocemente in questa direzione. Non è necessario che tutti diventino ingegneri o esperti programmatori, ma i lavori del futuro saranno tutti fortemente influenzati dall’informatica e dall’utilizzo del digitale. A Terzo di Aquileia vogliamo dar la possibilità ai bambini di conoscere questi argomenti e di appassionarsi a queste cose, è un’opportunità che va colta per affrontare meglio il futuro».

L’attività all’interno della scuola non si esaurisce qui. Da quest’anno infatti l’aula informatica è aperta alle associazioni. L’Auser ad esempio comincerà in settimana il secondo corso di informatica per over 65, visto il grande successo riscontrato durante il primo, e nuovi progetti sono in cantiere per coinvolgere gli anziani e le nuove generazioni.

 


Non sono un Campione, onde evitare fraintendimenti.

Non sono nemmeno uno smanettone, un tecnico informatico, un ingegnere. Non verrò ad aggiustarvi il telefono a casa, e nemmeno la lavatrice. Non ne sono capace. Sono solamente un tecno-entusiasta.
Una persona convita che il digitale possa aiutare i nostri territori ad emanciparsi, i giovani a trovare un lavoro, le amministrazioni a fornire servizi e risposte adeguate, in tempi adeguati. Tutto qui.
E allora che ci faccio tra i primi 100? Solo fortuna? Ebbene si, fortuna di aver conosciuto Riccardo Luna qualche tempo fa, lui e tutti gli altri che ogni giorno, costantemente, nei modi più disparati, si (s)battono per far uscire l’Italia dalla palude e portarla nel nuovo millennio. E sono in tanti, sapete? Ne conosco di nuovi ogni giorno. E’ per questo che mi vedete sereno e fiducioso, spesso, che mia madre me lo chiede come faccio a pensare che possa andare sempre tutto bene, o in meglio.
E’ una grande fortuna e un grande onore far parte di quei primi 100 che fin da subito hanno creduto e aderito a questo nuovo progetto di alfabetizzazione digitale bottom up dell’intero Paese. Qui c’è spazio per potersi candidare, perché l’obiettivo non è rimanere in cento, ma riuscire ad occupare ogni singolo comune, a diventare otto mila, intanto. E poi magari in sessanta milioni, perché questa cosa riguarda tutti quanti. Il saper accendere un pc, riuscire ad accedere ai servizi della nuova amministrazione digitale (che arriverà, ve lo dico io che arriverà), sapere che esistono le stampanti 3D, e magari pure farle funzionare. E c’è bisogno di energia umana, di caparbietà e di volontariato.
Viviamo in un tempo in cui per una larga fetta di popolazione l’unica tecnologia conosciuta è la slot machine del bar dietro l’angolo, o la televisione. Ci sono ragazzi che ancora pensano che studiare sia superfluo, e genitori che glielo concedono. C’è molto da lavorare per diffondere cultura, cultura digitale e non solo, e non possiamo permetterci di lasciare indietro qualcuno.
E allora avanti, avanti insistendo a chiedere la banda larga dove ancora non c’è, avanti con i progetti di alfabetizzazione digitale nelle scuole e con gli anziani, avanti esigendo una PA più semplice e con meno carta.
Siamo fortunati, perché c’è talmente tanto lavoro da fare che non possiamo rischiare di annoiarci. E siamo fortunati perché siamo in tanti, tante persone che ci credono e che hanno deciso di fare rete, di andare a cercare i problemi là dove ci sono, nel quotidiano, per cercare di risolverli portandoli a conoscenza di chi le soluzioni per quei problemi le ha, condividendoli. Il fare rete serve a questo.
Fin qua troppe parole, me ne rendo conto. E forse troppo entusiasmo. Ma oggi Riccardo Luna ci ha scritto chiedendoci di fare nostro questo motto, preso dai ragazzi di Matera 2019: La differenza tra il dire e il fare è il fare! E questa volta, tutti assieme, ce la faremo.
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Responsabilità e rappresentanza

Caro Milocco, tranquillo, nessuna batosta. Siamo un Comune serio, ed avendo responsabilità di governo non possiamo far altro che rispettare quelle che sono le disposizioni di legge e di Ministero. Poi siccome siamo per davvero un Comune serio noi quei soldi li abbiamo messi da parte e siamo pronti a restituirli ai cittadini, e pure contenti di poterlo fare nel caso in cui la legge ci dica di farlo. Quindi continua pure le tue battaglie, noi continueremo a governare nel rispetto delle leggi e dei cittadini. Consapevoli di essere in bilico su norme che cambiano in continuazione.


Una semplice informazione.

Siccome il nostro caro Messaggero Veneto tutto fa tranne che dare informazioni, pubblico qui quel breve comunicato che a mio avviso sarebbe valso la pena mandare in stampa, non perché un incontro del comitato per Matteo Renzi del cervignanese sia più importante dell’inaugurazione di un campo da bocce o di un matrimonio gay, sia mai. Ma semplicemente perché si voleva dare una semplice informazione. Il motivo forse è che cercar di parlare di buona politica, con i Sindaci dei comuni della bassa orientale che si schierano in favore di un rinnovamento radicale del Partito Democratico, non vende copie.

Ma  vorrei tranquillizzare il direttore. Proprio stamattina mio padre sta pulendo la stufa e per non sporcare tutt’attorno ha tappezzato il soggiorno di vecchie copie del MV. Stia tranquillo, caro direttore, anche senza dare informazioni il suo giornale sarà comunque sempre indispensabile nelle case dei friulani. Con o senza galleria fotografica.

COMUNICATO STAMPA –

Al Centro civico di via Trieste alle 20.30

IL COMITATO RENZI DELLA BASSA FRIULANA

SI PRESENTA A CERVIGNANO IL 30 OTTOBRE

Mercoledì 30 ottobre alle 20.30 al Centro Civico di via Trieste a Cervignano si presenterà il comitato territoriale del cervignanese a sostegno della candidatura di Matteo Renzi per la segreteria nazionale del Pd. L’incontro pubblico aperto a tutti sarà l’occasione per presentare le linee congressuali del sindaco di Firenze e spiegare le modalità di svolgimento del congresso del Pd, visto che non ci sarà solamente il voto dell’8 dicembre, questa volta aperto a tutti e senza bisogno di pre-registrazioni, ma ci sarà anche una fase di consultazione interna tra gli iscritti che si svolgerà in ogni circolo tra il 7 e il 17 novembre. Sono previsti, oltre a quello del consigliere regionale Vittorino Boem, gli interventi anche dei sindaci dei comuni di Aquileia, Fiumicello, Ruda e Terzo di Aquileia. Spigheranno che con il sostegno a Matteo Renzi si vuole rilanciare il progetto politico nato nel 2007 dandogli nuove motivazioni e nuovo entusiasmo.

Al comitato hanno finora aderito amministratori e cittadini dei comuni di Cervignano, Aquileia, Terzo, Fiumicello, Ruda, Aiello e Campolongo-Tapogliano. Fra le molte adesioni anche quelle di Francesco Contin, Andrea Moscatelli, Alessio Furlan, Carlo Alberto Folla, Mauro Viola, Carlo Alberto Buiatti, Mauro Andrian, Fulvio Tomasin, Palmina Mian, Renato Ulian, Michele Tibald, Barbara Vatta, Alviano Scarel, Alessandro Puntin, Matteo Cicogna, Nicola Bergantin, Nicola Tonini, Luciano Cicogna, Patrizio Cadetto, Michele Simonutti, Ennio Scridel, Alessandro Dijust, Tiblets Quaini, Lidano di Raimo, Paolo Gerion, Vittorino Feresin, Elisabetta Matassi, Francesca Magnani, Luca Morsut, Giorgio Comisso. Per quanti volessero aderire e partecipare attivamente alle iniziative del comitato, o anche solamente ricevere informazioni più dettagliate, scrivano all’indirizzo email comitatorenzicervignano@gmail.com e di visitare il sito del coordinamento regionale www.adessofvg.it dove c’è la possibilità di registrarsi per ricevere la newsletter.


Un momento storico per Terzo di Aquileia

Il Consiglio Comunale di ieri, 30 settembre 2013, ha rappresentato un momento storico per la comunità di Terzo di Aquileia. La vecchia ‘Casa della Cultura e della Ricreazione’, o ‘Sala Nuova’ (ormai conosciuta da tutti come ex-Sala Nuova), costruita negli anni ’50 con il lavoro volontario di centinaia di persone ed inaugurata il 10 settembre 1960, è diventata patrimonio pubblico con l’avvenuto passaggio di proprietà dall’Associazione che ne deteneva il possesso all’Amministrazione Comunale. Passaggio che doveva essere accettato dal Consiglio.

Ci sono voluti oltre dieci anni, con varie proposte ed avvicinamenti, progetti cominciati e qualche incomprensione, ma finalmente si è portato a termine questo iter che vede aumentare il patrimonio dell’Amministrazione, anche se l’edificio è da parecchio tempo in stato di abbandono.

Cosa succederà ora? Un problema in più per l’Amministrazione? Soldi pubblici che verranno spesi inutilmente?

Non a mio avviso. Era giusto e doveroso accettare la proposta di donazione a titolo gratuito da parte dell’Associazione. Era giusto farlo nei confronti dei cittadini che si sono impegnati in quell’opera, di quello che è un simbolo dell’intera comunità. Quello che succederà ora dipenderà, oltre che dalle disponibilità economiche del Comune, soprattutto dalla volontà dei cittadini, quelli di oggi, che avranno il compito e la possibilità, come allora, di partecipare tutti assieme alla realizzazione di qualcosa di importante per Terzo di Aquileia.

Un unico rammarico per le opposizioni, che non hanno voluto prendersi la responsabilità dell’accettazione. Hanno votato contro un ordine del giorno, in precedenza condiviso, che impegnava il Comune a portare avanti progetti per l’aggregazione della comunità e si sono auto-escluse da un progetto che vedeva anche loro coinvolte per la valorizzazione dell’intera area, e non solo della Sala. Un’occasione persa per dimostrarsi maturi.

Qui sotto riporto quello che è stato il mio intervento in Consiglio.

 

Egr. Sindaco, Egr. Consiglieri, Egr. Segretario,

devo essere sincero, sono molto felice di essere qui questa sera. Vorrei congratularmi, a nome del Partito che rappresento, con l’Amministrazione comunale ed in particolare con il Sindaco per il risultato importante che questa Assemblea quest’oggi ottiene e per il passo che finalmente l’intera nostra comunità si appresta a compiere, con l’acquisizione, l’accettazione a titolo gratuito, di un simbolo qual è la Ex-Sala Nuova.

Sala che, sapete meglio di me, è stata costruita interamente con il lavoro volontario di giovani donne e uomini, che portavano allora con sé l’entusiasmo e la convinzione di un orizzonte comune, di uno sforzo collettivo rivolto verso la speranza di una società che doveva essere più equa e più giusta.

Quel entusiasmo, quella visione collettiva, quel senso civico che oggi purtroppo manca e che è causa della continua e inesorabile disgregazione sociale a cui stiamo assistendo, talvolta purtroppo inermi.

E allora ribadisco la bontà del progetto che sta alla base di questa acquisizione. Un progetto che oggi come allora ha il compito di avvicinare i cittadini ad un fine comune, ad una condivisione di intenti.

Da casa di un popolo che la Guerra fredda aveva costretto all’interno dei confini di un partito politico, ma che la realtà delle cose, e l’inclusività di quel partito in queste terre, rendeva di fatto bene comune, a bene che finalmente e definitivamente diventa a tutti gli effetti comune grazie alla generosità dell’attuale proprietà, l’Associazione «il Centro del Tempo», erede di quel partito e di quella storia, che fin dall’inizio ha condiviso il progetto e accompagnato l’Amninistrazione in questo storico risultato.

Allora a nome del Partito Democratico, erede anch’esso di quella tradizione, rispettoso della propria storia e delle proprie origini, mi sento in dovere di ricordare tutti quelli, e sono tanti, che hanno materialmente, con fatica e sudore, contribuito alla costruzione della Sala Nuova, tutti quelli che avrebbero voluto esser qui presenti ad assistere a questo momento e purtroppo non ci sono. Tutti quelli che hanno vissuto e lottato per una comunità più unita, per una società più giusta, per i diritti dei propri figli e nipoti, e che si riconoscevano nel forte valore simbolico che la sala rappresentava e rappresenta tutt’ora.

Se nel momento della costruzione, negli anni 50 e 60, la partecipazione era concreta, tangibile, materiale, oggi nuove e diverse concezioni della partecipazione devono essere prese in considerazione. E se una volta si partecipava «battendo giù i pali» per le fondamenta o portando carri di ghiaia oggi necessariamente il coinvolgimento deve riguardare le idee e le proposte che animano la nuova società. Proposte che devono essere di tutti, minoranze comprese, perché solamente una partecipazione effettiva e non di facciata rispetta oggi le volontà insite in questo edificio, in questo simbolo. Nessuno deve rimanere escluso da questo progetto.

Mi auguro che si attui una partecipazione vera ed inclusiva, tenendo conto anche di quella che è la letteratura scientifica al riguardo. Progettazione partecipata, democrazia deliberativa, processi partecipativi sono termini di cui in troppi in questi tempi si riempiono la bocca, spesso per seguire dei facili consensi lasciando poi perdere il significato reale. La bellezza della progettazione partecipata infatti è data dal fatto che non si sa bene di preciso dove ti condurrà il processo perché non vengono prese decisioni a tavolino, a priori. Il risultato verrà dai cittadini che prenderanno parte alla deliberazione e il risultato più grande, al di là della costruzione dell’edificio, si vedrà proprio nella partecipazione stessa delle persone.

Non vorrei che si creassero delle minoranze isolate in posizioni intransigenti e distruttive. Non vorrei che le minoranze rappresentate in questo Consiglio rifiutassero a priori la possibilità di sedersi attorno ad un tavolo. Vorrei piuttosto che si prendessero a cuore non tanto la mera ristrutturazione di un edificio ma la valorizzazione strutturale e architettonica di una parte fondamentale per lo sviluppo e l’immagine del nostro Paese.

Nel congratularmi, dunque, con l’Amministrazione voglio cogliere l’occasione per un augurio affinché si possa raggiungere tutti assieme l’obiettivo che ci siamo posti.

Sono sicuro che la nostra comunità saprà cogliere ed affrontare positivamente questa nuova sfida, come già ha dimostrato di saper fare in passato, e come in passato riuscirà a guardare più in là rispetto a quello che è l’orizzonte del quotidiano, andando ben oltre le paure e le incertezze che gli scenari attuali, putroppo, ci offrono.

Ringrazio dunque nuovamente l’Amministrazione e la proprietà dell’immobile, l’Associazione il Centro del Tempo, per il raggiungimento di questo risultato e spero che anche i gruppi consiliari Per Terzo e Nuova Terzo vogliano farne parte.

Terzo di Aquileia lì, 30 settembre 2013