Che peccato, Fassina.

Spiace per Fassina, com’è dispiaciuto per Civati. Però sono uscite (soprattutto questa) ascrivibili alla sfera della sopravvivenza politica. Ovvero, è più facile aver ragione, e dimostrarlo, quando si è in pochi piuttosto che convincere i molti della bontà delle proprie idee.

Ps. Abbiamo perso molti elettori e – purtroppo – pochi dirigenti quando il responsabile economico del partito era il sopracitato. Ahimè.


Sintonia sinistra

L’Istituto Piepoli ci dice oggi che il PD è al 34%. Fi e M5s tra il 18 e il 20. Sel al 3,4. 

Naturalmente i sondaggi lasciano il tempo che trovano, e non mi sono mai interessati tanto, ma cara minoranza PD, ripetimi quel passaggio in cui ci racconti – con la verità in tasca – che non c’è sintonia con gli elettori, che mi sono distratto un attimo…


A costo di sbagliare

Il problema di fondo è che non siamo abituati ad un Pd che prende una decisione e la porta avanti.

Quello di prima era un Pd formato ‘boh’. Lo si faceva per non scontentare nessuno, con la conseguenza di scontentare un po’ tutti. Ovvero, gli iscritti, nell’immobilità totale, si sentivano sempre e comunque a casa, gli elettori invece non avevano più motivo di fidarsi di noi.

Il prendere decisioni, invece, scontenta sempre qualcuno (e chi amministra un Comune lo sa). Soprattutto se quel qualcuno pensa di sapere sempre qualcosa in più degli altri. Da’ fastidio essere (o sentirsi) nel giusto e non poterlo dimostrare. Ecco, vorrei un Pd che dia fastidio a molti. Badate, per le scelte sbagliate che si faranno e non più per le non-scelte.

Poi se va male si cambia, come sempre fatto in Democrazia.